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La carta d'identità ambientale dei prodotti: l'etichetta

 

Quando acquistiamo un prodotto, la prima cosa che facciamo in genere è leggere l’etichetta, che fornisce informazioni su cosa stiamo comprando. Conosciamo bene quelle alimentari, che contengono i dati sui nutrienti, ma forse si ha meno confidenza con quelle ambientali. Saper riconoscere e leggere le etichette ambientali è un modo per capire se e in che misura un prodotto è sostenibile, non lasciandosi ingannare da pratiche di greenwashing. 



Che cosa sono?

Un’etichetta ambientale non è altro che un’asserzione che ci informa su quali sono gli impatti ambientali di un prodotto o servizio. 

Un impatto ambientale è una modifica, in genere parliamo di alterazioni negative, dell’ambiente considerato in tutta la sua interezza. I processi produttivi, come ogni attività umana, impattano sull’ambiente, in modo più o meno intenso. Quando si dice che un “prodotto impatta sull’ambiente” ci si riferisce proprio al fatto che tutto il suo ciclo di vita, da quando “nasce” all’interno di una fabbrica, fino al suo smaltimento, comporta delle modifiche alle matrici naturali. La misurazione quantitativa degli impatti è oggetto di specifiche valutazioni e analisi e alcune tipologie di etichette ne riportano i risultati.

Il contesto evolutivo

Il bisogno di quantificare e comunicare gli impatti ambientali dei prodotti si inserisce nel contesto dell’economia verde (o green economy). La transizione verso sistemi di sviluppo ed economici più sostenibili di quelli attuali è una condizione essenziale per affrontare le sfide ambientali. L’etichetta ambientale è un mezzo che il produttore ha per comunicare la sostenibilità di quanto realizza, fornendo una sorta di carta d’identità ambientale del prodotto e garantendo la trasparenza delle informazioni.

Importante riferimento dell’etichettatura ambientale dei prodotti è la Politica Integrata di Prodotto dell’Unione Europea, definita nel 2003. L’obiettivo è quello di unire miglioramento ambientale e miglioramento delle prestazioni dei prodotti.

Un esempio

Immaginiamo di trovarci davanti a due bottiglie di latte di due marche diverse e leggendo le loro etichette ambientali vediamo che per produrre il latte A sono state emesse X emissioni di CO2 eq, mentre per il B, Y emissioni. Se sapessimo che le etichette sono comparabili, cioè l’analisi ambientale è stata fatta seguendo lo stesso metodo, allora potremmo scegliere quello che è stato prodotto con minori emissioni di  CO2eq, che ha quindi un minore impatto ambientale.

Ci sono degli aspetti da considerare attentamente, perché non tutte le etichette ambientali sono uguali e non sempre possiamo confrontare le informazioni contenute per due prodotti.

Il tipo di etichetta

Il primo aspetto da considerare è la tipologia, poiché esistono:

  • Etichette del primo tipo: selettive, che impongono il rispetto di limiti prestazionali;
  • Etichette del secondo tipo: autodichiarazioni del fabbricante;
  • Etichette del terzo tipo: quantificazioni convalidate degli impatti associati al ciclo di vita di un prodotto.

Conoscendo dunque la tipologia di etichetta che abbiamo davanti possiamo sapere se è confrontabile con quella di un altro prodotto. 

Le informazioni delle etichette

Un secondo aspetto da considerare è il contenuto dell'etichetta e vedere se confrontabile con quello di altri prodotti. Due informazioni saranno confrontabili se il calcolo utilizzato per giungere a quei risultati è stato lo stesso, se sono stati seguiti gli stessi standard, se l’analisi si è incentrata sugli stessi aspetti. Informazioni che dovrebbero essere fornite nell’etichetta.

Se per giungere all’informazione delle emissioni del latte A sono state considerate solo alcune fasi della produzione del latte escludendone altre, mentre per il latte B sono state considerate tutte le fasi, allora non possiamo confrontarli. Per fare un paragone, è come se volessimo confrontare l’andamento scolastico di due studenti sulla base della media dei voti, e l’uno la calcolasse utilizzando solo i voti presi da settembre a gennaio mentre l’altro considerasse il periodo settembre - giugno. Sarebbe un errore e oltretutto privo di significato procedere con il confronto.

Lo standard di riferimento

Ulteriore aspetto da valutare è l’uso di uno standard per lo sviluppo dell’etichetta, cosa che si lega a quanto detto per la tipologia. Ognuna, infatti, risponde ad uno standard internazionale che definisce principi da seguire:

  • Standard ISO 14024 per le etichette del primo tipo
  • Standard ISO 14021 per quelle di secondo tipo
  • Standard ISO 14025 per il terzo tipo.

 

Questi sono i primi elementi da considerare per leggere le etichette ambientali e i suoi contenuti, riconoscendo quando e quanto stiamo facendo un acquisto sostenibile. Nei prossimi post saranno approfondite le tipologie qui citate.

Puoi leggere qui (https://gocciagocciambiente.blogspot.com/2021/06/non-e-sempre-sostenibile-cio-che-e-green.html) il post sul greenwashing.

RIFERIMENTI

https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/sviluppo-sostenibile/strumenti-per-lo-sviluppo-sostenibile/politica-integrata-dei-prodotti-ipp


 





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